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News per Miccia corta17 - 05 - 2008 Verona. Teste rasate, tatuaggi e ronde di notte ``Ormai le strade sono in mano nostra``( Non sopportiamo
clandestini, drogati e comunisti Con quel giovane è stato un incidente,
volevano solo dargli una lezione ROBERTO BIANCHIN VERONA - Non c'è neanche un immigrato che vende le borse per
le strade. Né davanti all'Arena, né in piazza delle Erbe, né in quella dei
Signori, e nemmeno nell'elegante via Mazzini. Eppure sono migliaia i turisti
che potrebbero comprare. «L'abbiamo ripulita bene. Bella, no?», dice il ragazzo
seduto, gambe accavallate, sigaretta in una mano, bicchiere con lo
"spritz" nell'altra, al tavolino di un bar di piazza delle Erbe. ሠil
"salotto buono" dei ragazzi di destra. I nuovi "padroni"
della cittá . Nei bar di piazza Bra sono di piú i turisti, qui i veronesi. In
maggioranza ragazzi, specie la sera. E di un certo tipo. Si somigliano. Capelli
cortissimi o rasati, ray-ban scuri anche di notte, giubbetti di pelle nera,
tatuaggi, jeans firmati. Stanno in piccoli branchi, di tre, di cinque. «Siamo
di destra, ci piace l'ordine, la cittá pulita. Ma non siamo naziskin. Non ci
importa nulla del nazismo, del fascismo, di Hitler, Mussolini. Viviamo il
nostro tempo. E ci siamo ripresi questa cittá . Fuori i fricchettoni, gli
immigrati, e tutti i balordi». Non solo non vedi passare vu cumprá , ma neanche ragazzi
diversi da loro. Niente look trasandati, «di sinistra». Niente capelli lunghi,
codini, treccine, barbe, orecchini. Niente punk. Spariti. Confinati nelle
periferie. «Li abbiamo cacciati dal centro storico. E ogni tanto, quando ne
incontriamo qualcuno, diamo loro una lezione, devono capire che questa cittá è
nostra, che per gente come loro non c'è spazio», spiega il giovane. ሠun bel
ragazzo bruno, si chiama Andrea M., ha ventun anni e studia legge
all'universitá . ሠin compagnia di due amici. Nessuno di loro, dice, frequenta
circoli neonazisti. Ma non sopportano «i clandestini, i drogati, i comunisti».
Hanno votato per il sindaco leghista Flavio Tosi «perché è uno con le idee
chiare», e non hanno nulla a che fare, spiegano, con i cinque del branco che
hanno ucciso Nicola Tommasoli. Peró
minimizzano: «áˆ stato un incidente, non volevano ucciderlo, solo dargli una
lezione. Il nazifascismo non c'entra». Sono figli del benessere e dell'intolleranza. Ogni tanto, sul
tardi, fanno le ronde, per «dare una lezione» ai diversi, a tutti quelli che
«disturbano», che non la pensano come loro. Per tenerli lontani dal loro
«salotto». «Questa non è piú una cittá sicura, ci sono pestaggi tutte le
settimane - accusa Franco Bonfante,
veronese, consigliere regionale del Pd - e non c'è mai alcun controllo su
questi personaggi, che si sentono protetti, tutelati, godono di una sorta di
lasciapassare». «áˆ una cittá violenta - attacca Andrea, portavoce degli
studenti del liceo Fracastoro - ogni giorno ci sono insulti e atti di
discriminazione verso chi è diverso da loro». «Falso - replica l'altro Andrea,
il giovane di destra - vogliamo solo fare pulizia, nessun movente politico».
Come gli aggressori di Nicola. Che non avranno avuto ragioni politiche per
pestare a morte quel ragazzo, come sostiene il gip Sandro Sperandio, ma hanno compiuto un delitto che ha comunque «una
matrice nazifascista», per il procuratore Guido
Papalia. Nel senso, spiega il magistrato, che «hanno preso da questa
ideologia solo la caratteristica razzista, per colpire il diverso, e non solo
il diverso per razza, ma il diverso perché si comporta in modo diverso, la
pensa diversamente, veste in modo diverso. E perció, secondo questa ideologia
di intolleranza totale, il diverso non puó convivere nel centro storico della
mia cittá ». Sono scuse, dice il procuratore, «per colpire chi non è omologabile
a me». C'è "un'anima nera" nascosta in cittá . Che viene da
lontano. Da "Ordine Nuovo" al "Fronte Nazionale" di Franco Freda e Giovanni Ventura, da "Forza Nuova" al "Veneto
Skinheads", fino ai feroci delitti della crociata purificatrice del gruppo
"Ludwig", che si accaniva contro zingari, prostitute, balordi,
omosessuali. «Una matrice violenta di estrema destra c'è sempre stata»,
sostiene il procuratore. Ma dire che la cittá è di destra «significa
generalizzare», spiega l'avvocato Guariente
Guarienti, intellettuale tra i piú attenti. Bisogna distinguere, dice, tra
la «violenza premeditata» di gruppi organizzati di estrema destra e i fatti piú
recenti «espressioni di un vuoto intellettuale e morale». Anche se «la
propaganda e le iniziative di certa destra politica che indica costantemente
nel diverso il vero pericolo per la sicurezza, ha la sua bella parte di
responsabilitá ». Il sindaco leghista Flavio Tosi non ci sta. Per lui l'unica matrice dell'uccisione di Nicola sta nel «disagio di alcune fasce giovanili». Tutto il resto è «pretestuoso massacro mediatico». «Verona è accogliente e solidale - spiega - non è quella caricatura neonazista che alcuni esponenti della sinistra arcobaleno vorrebbero far credere. ሠuna calunnia gigantesca». Gruppi di cittadini stanno raccogliendo firme in sua difesa. Altri continuano a lasciare fiori e messaggi per Nicola sul luogo dell'agguato, in Corticella Leoni, dove il ragazzo è stato ucciso. Tra questi ce n'è uno, scritto da un ex picchiatore pentito di "Azione Nera". «Sono colpevole e non cerco giustificazioni», spiega. Ma aggiunge: «Vedo molti adulti omettere la propria parte di responsabilitá . Nel non criticare attivamente questa forma di espressione violenta, l'avete tacitamente legittimata».
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