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News per Miccia corta13 - 04 - 2008 Dopo 30 anni via il segreto di Stato(
Subito accessibili
anche i faldoni che riguardano le stragi di piazza Fontana e Italicus LIANA MILELLA ROMA - Il governo Prodi lo annuncia con un taglio decisamente
low profile. Ma dopo anni di battaglie durissime e di scontri tra i magistrati,
gli 007 e la politica, finalmente è caduto il muro del segreto di Stato. Non
sará piú eterno, com'è stato finora. Durerá al massimo 15 anni rinnovabili con
altri 15 con un decreto del presidente del Consiglio. Trenta in tutto, non uno
di piú. In un'intervista radiofonica, al Gr1 di Radio Rai, il
prodiano Enrico Micheli,
sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi segreti, rivela che il
regolamento sul segreto di Stato, previsto dalla legge di riforma
dell'intelligence, ha avuto il via libera. E poiché tutti, andando indietro di
trent'anni, pensano subito al sequestro Moro, lui puntualizza: «Il decreto non
riguarda esplicitamente quel caso, ma tutti i segreti di Stato che abbiano
superato i trent'anni». Aggiunge che, di persona, ha pregato «tutti», i servizi
Dis (ex Cesis), Aise (ex Sismi) e Aisi (ex Sisde) e le forze di polizia, «di
organizzare le consultazioni per quanti lo richiedano». Anche se Micheli non lo
dice ufficialmente, si sa che la sua raccomandazione piú calda ha riguardato in
special modo tutte le carte del caso Moro che, giusto nel trentennale
dell'assassinio dello statista, saranno sicuramente le piú richieste. Fatti due
conti, e visto che il decreto dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale entro il 20 aprile, immediatamente le carte contenute nelle
casseforti degli 007 e che riguardano i fatidici 55 giorni del sequestro
potranno essere liberamente consultate da chi, i familiari delle vittime,
storici, giornalisti, uomini politici, avrá interesse a farlo. Un fatto è certo. Fatti gravissimi accaduti nello scorso
secolo, dalla strage di piazza Fontana a quelle di Brescia e dell'Italicus, con
il ruolo oscuro e depistatorio svolto dai servizi, potranno essere riletti. E
stavolta non potrá accadere quello che racconta l'ex capo della procura di
Milano Gerardo D'Ambrosio, uno dei
magistrati che indagó proprio su piazza Fontana: «Andreotti rilasció
un'intervista in cui annunciava che avrebbe aperto i cassetti dei servizi. Noi
ci precipitammo a Roma e lui ci disse di andare dal capo del Sid Vito Miceli che ci ricevette subito con
un "che vi serve?". "Entrare negli archivi" rispondemmo
noi. E lui "Eh no, impossibile. Ditemi che vi serve, noi lo cerchiamo e ve
lo diamo"». D'Ambrosio è soddisfatto della legge, ma scettico sui
risultati: «Era ora che anche in Italia si approvasse una norma come questa, ma
bisogna vedere che cosa ci fanno trovare. Gli 007 sono talmente burocratici che
incartano tutto, ma le carte scottanti forse non ci sono piú». ሠla stessa previsione dell'ex pm Felice Casson, protagonista di duri contrasti con i servizi: «La
riforma è epocale, soprattutto perché avrá un effetto positivo per il futuro.
Se giá adesso si sa che le carte dovranno essere pubbliche, non si
verificheranno piú depistaggi. Quanto al passato invece credo che negli archivi
degli 007 ormai ci sia ben poco. Su stragi come piazza Fontana, Brescia e
Bologna dai cassetti dei servizi non verranno scoperte che potranno mutare gli
accertamenti fatti nel corso dei processi». Le voci critiche e i dubbi sulla riforma non mancano. L'ex pm Antonio Di Pietro avrebbe voluto un termini piú stretto: «Per me 30 anni sono decisamente troppi, è solo un modo per non svelare nulla. Il segreto è comprensibile nell'immediatezza dei fatti per tutelare l'interesse pubblico, ma subito dopo ci vuole il controllo democratico. I depistaggi e l'uso strumentale dei servizi avrebbe consigliato un sistema diverso, per esempio affidare al Copaco la possibilitá di far cessare il segreto anche dopo tre mesi». L'ex presidente della commissione Stragi Giovanni Pellegrino, che ancora aspetta di veder resi pubblici i documenti sul caso Moro che pure nel 2001 aveva desecretato, è preoccupato dall'applicazione concreta del regolamento: «Temo che qualcuno, in modo restrittivo, possa dire che un documento trovato oggi, ma rispetto alla stesura del quale sono giá passati 30 anni, possa essere invece oggetto di un nuovo sigillo di segretezza». Un dubbio che appare smentito dalla stessa formulazione del decreto che "libera" i documenti 30 anni dopo il vincolo di segretezza apposto dagli 007 oppure opposto dai magistrati dal presidente del Consiglio.
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