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News per Miccia corta02 - 04 - 2008 Il Sessantotto da dimenticare. Un libro-intervista di Daniel Cohn-Bendit
(la Repubblica, MERCOLEDáŒ, 02
APRILE 2008, Pagina 41 – Cultura) "Quel passato non è
morto, ma è molto lontano Il nostro è stato il primo movimento su scala globale
e divulgato in tempo reale" Sarkozy e la destra pensano che
tutti i mali vengano da là In quegli anni si sono potute
dire e fare cose orribili STá‰PHANE PAOLIJEAN VIARD Daniel Cohn-Bendit: «Ho
voluto intitolare questo libro Forget 68, ovvero Dimenticare il Sessantotto. Il
Sessantotto è finito! Questo non vuol dire che quel passato sia morto, ma soltanto
che è sepolto da quaranta tonnellate di selciato che, da allora, hanno segnato
e trasformato il mondo. Questo mondo, infatti, non è assolutamente piú quello
del "˜68, e ció significa che il "˜68 e gli anni successivi sono alle spalle. Il
"˜68 è stato il primo movimento su scala globale divulgato in tempo reale.
Abbiamo vissuto al ritmo di Berkeley, di Berlino, di Parigi, di Roma, di
Budapest e infine di Praga. Era un mondo di rivoluzioni, differenti e ció
nondimeno collegate tra loro. Ne ho discusso abbastanza a lungo con Adam
Michnik, uno dei protagonisti della rivolta del 1968 dell'universitá di
Varsavia: lá gli studenti chiedevano la democrazia, la libertá , perfino il
capitalismo. Noi invece ci sintonizzavamo su una medesima frequenza per la
ribellione contro l'autoritarismo e la morale del comunismo. Per loro contava
la politica, ma anche il jazz! Un'empatia anti-autoritaria esisteva, era reale,
anche se i due sistemi non erano paragonabili e c'erano molteplici differenze
tra i due movimenti. «Quale il lascito odierno del
Sessantotto? Prima di tutto ció che è cambiato nelle nostre societá , ció che ha
dato vita a un'evoluzione straordinaria. Da un punto di vista sociale, diciamo
culturale, ci abbiamo sicuramente guadagnato. Dal punto di vista sociale potrei
fare il seguente esempio: nel 1990-1991 ero vicesindaco multiculturale della
cittá di Francoforte, mi occupavo di immigrazione e nel corso di un dibattito
sull'integrazione che avevo organizzato, al momento opportuno un consigliere
municipale di destra - cattolico, praticante, molto simpatico - si alza in
piedi e mi dice: "Dany sei straordinario, ma non capisci una cosa: il
problema non è l'immigrazione. Il problema è l'Islam, perché non riconosce
l'uguaglianza tra gli uomini e le donne, il pilastro stesso della
democrazia". Al che io esclamo: "Da 20-25 anni mi andavo domandando
in che cosa il "˜68 avesse avuto successo, e ora finalmente tu mi hai dato la
risposta che cercavo!". Un uomo profondamente cattolico, praticante, che a
piú di 20 anni dal «Dove zoppichiamo ancora è nel
nostro rapporto nei confronti della globalizzazione, nella comprensione del
mondo odierno. Spesso si resta completamente incollati a categorie politiche
superate: capitalismo contro socialismo, bene contro male, Stato contro
mercato, mercato contro Stato. Da questo punto di vista siamo dunque
autorizzati a chiederci se ci sia effettivamente stato un cambiamento d'epoca.
Poiché politicamente, da un versante come dall'altro, siamo rimasti invischiati
dove eravamo». Jean Viard: «La
domanda da porsi è la seguente: in un mondo simile, come associarci e diventare
coesi pur mantenendo ciascuno le proprie caratteristiche? La grande angoscia
della destra - che cresce ovunque, con Bush, con Sarkozy - è la paura che
questo mondo iper-individualista non sia governato, non sia governabile. «La destra sostiene che per
riuscire a governarlo occorre far ritorno a strutture forti, e cosà questa
grande onda conservatrice cerca di rinnovare la politica a partire dagli
organici di ieri. Mi sembra che è questo ció che dobbiamo desumere dagli
attacchi al "˜68 di Nicolas Sarkozy. Non si incontra difficoltá forse a
dire come aggregarsi, come fare politica, con questo tipo di valori, o a
rispondere all'onda conservatrice che sostiene che non resta che ritornare a
fare ció che si faceva prima, riprendere l'autoritá ... stavo quasi per dire far
tornare le donne in casa e i padroni in fabbrica?». Daniel Cohn-Bendit: «Si
ripresenta oggi un vecchio dibattito, che ebbe inizio con le aspirazioni
all'autogestione e fu ripreso poi dal movimento alternativo degli anni
Settanta: come creare spazi di azione, di gestione, di lavoro, di vita
collettiva che si poggino sull'autonomia degli individui e sulla loro libertá ?
(...) Creare un "noi" attorno a un "io" molto forte». Stéphane Paoli: « Ma
esiste! E' orizzontale e si chiama Internet». Jean Viard: « Internet, non è la
stessa cosa. Non è una politica strutturata». Stéphane Paoli: « Non ancora, ma
un giorno potrebbe diventarlo». Daniel Cohn-Bendit: «Internet
puó essere un mezzo per divulgare il "noi". La base della piccola
comunitá simpatizzante. Una parte del successo di Ségolène Royal, al di lá di
tutte le sue mancanze e dei suoi errori - deve averne sicuramente fatti,
altrimenti avrebbe vinto - dipende da questa idea di partecipazione alla
politica, in particolare attraverso la Rete che crea un "noi" nel
quale tutti sono intelligenti e al quale tutti prendono parte (...)». Stéphane Paoli: «Vorresti
veicolare il Maggio "˜68, metterlo in Internet per far sà che quel
"noi" lá prenda corpo in quello spazio lá ?». Daniel Cohn-Bendit: «Credo che
questo dibattito abbia luogo e in particolare abbia avuto luogo dopo
l'intervento di Sarkozy. Due incomprensioni di primo piano del "˜68 meritano
tutta la nostra attenzione. La prima è quella di Sarkozy e della destra per i
quali tutti i mali della Francia odierna discendono dal "˜68: l'individualismo,
le clausole di buonuscita, la disintegrazione della societá , le disfunzioni
della scuola, la rivolta delle banlieue. Per aver scritto sui muri
"Vietato vietare" la generazione del "˜68 sarebbe responsabile di
tutto ció che va male in Francia. Chiaramente vi è una mancanza di comprensione
totale, tanto della societá odierna quanto del tipo di societá che si mise in
movimento nel 1968 e che continuó a muoversi negli anni Settanta. Ció non
toglie, ovviamente che questo non preclude che il movimento abbia potuto fare o
dire cose orribili, stupide o idiote. Ma non è questo il punto. «La seconda incomprensione
risiede nella favola dell'estrema sinistra per la quale che il "˜68 coroni il
pieno successo resta un punto all'ordine del giorno. Basterebbe dunque
ricominciare ogni cosa da capo: il movimento, lo sciopero generale e cosà via
per riuscire finalmente a conquistare il potere. Per Sarkozy il "˜68 è fallito
perché fu terribile per la societá . Per gli altri il "˜68 è fallito perché la
conquista del potere non c'è stata. Ma il Sessantotto è tutto tranne che
questo! «Quando parlo di ribellione, è
precisamente per dire che prima di tutto il "˜68 ha innescato un processo di
trasformazione nella societá , o per meglio dire forse ha semplicemente
accelerato un processo giá iniziato e che si è protratto in seguito. In secondo
luogo, il "˜68 è rimasto al contempo invischiato nelle contraddizioni di questo
processo. A quaranta anni di distanza ci si rende conto che l'interrogativo è
sempre il medesimo: come potrebbe essere una nuova politica? Alain Touraine ha
appena pubblicato un libro che si intitola Penser autrement, pensare in altro
modo. (...) Il pensiero di Touraine si colloca nel presente, superando
l'immobilismo con una riflessione che si confina nei miti sessantottardi. Al contrario
di Alain Badiou, che riduce Sarkozy alla Francia di Vichy e divaga al punto di
arrivare a un accecamento colpevole quando tenta di salvare l'idea del
comunismo facendo riferimento al "˜68. Come sempre, i marxisti sono incapaci di
superare l'hegelismo primario che hanno ereditato e che santificano. «Ripetono senza interruzione
sempre la stessa cosa e il loro marxismo storico si riduce a un determinismo
ideologico conservatore. E cosà che dimenticano che per l'orizzonte del
passato, il comunismo non è un miraggio, bensà una follia devastatrice. (...)
Il 22 marzo 1968 Jean Baudrillard, allora assistente professore a Nanterre, mi
spedà una lettera che sventuratamente ho poi perso. In quella lettera - e mi
emoziono sempre, ripensadoci - mi diceva: «Dany, sei straordinario... è
incredibile quello che sei riuscito a fare oggi in questo dibattito.. Ma
soprattutto, mi raccomando, non lasciarti irreggimentare da tutte queste forze
di sinistra che ti condurranno a distruggere tutto ció che oggi puó nascere da
questa formidabile novitá che siete in procinto di creare». Aveva ragione.
Oggi, a quaranta anni di distanza, le sue parole sono ancora vere come non mai. Copyright, Editions de l'Aube (Traduzione di Anna Bissanti)
I libri sono acquistabili in libreria o presso i rispettivi editori
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