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News per Miccia corta24 - 01 - 2008 Il caso Ronconi. Cronaca di un'ordinaria persecuzione. Un appelloAppello
Il "Corriere della Sera" del 22 gennaio ha pubblicato − con molta evidenza, parecchie imprecisioni e altrettante omissioni − un articolo dal titolo «Fondi al progetto dell'ex Br. Bufera sulla Provincia di Lodi». In veritá , la bufera ancora non c'era, ma è stata provocata
dall'articolo nel quale, attraverso l'intervista a un rappresentante
dell'Associazione vittime del terrorismo, si esprimeva disappunto e
indignazione: «Questa notizia è una
nuova offesa e una ulteriore sofferenza per tutti noi. La Ronconi è stata fatta
uscire dalla porta per farla rientrare dalla finestra». Il riferimento è
alle dimissioni che lo scorso anno Susanna Ronconi è stata costretta a dare,
dopo una virulenta campagna politico-mediatica, dalla Consulta nazionale sulle
tossicodipendenze. Ma qual era questa
notizia? Ha scritto il quotidiano: «Con i soldi, 60 mila euro, della Regione
Lombardia (centrodestra), la Provincia di Lodi (centrosinistra) affiderá all'ex
terrorista Susanna Ronconi (Brigate rosse e Prima Linea) il progetto "Lavoro
debole" per l'inserimento nel mondo del lavoro di detenuti ed ex detenuti
presenti sul territorio lodigiano». In realtá , il
progetto non è stato affidato a Ronconi, ma vede come titolari una rete di
associazioni e cooperative sociali. Ronconi − che, giova ricordare, ha scontato
per intero la propria condanna ed è stata tra le prime a dissociarsi dal
terrorismo e ad ammettere i propri errori − collabora nella veste di esperta e
consulente con una di queste. Dalla prima tranche del progetto, per il suo
lavoro, durato un anno e mezzo, ha ricevuto dalla cooperativa sociale 7.500
euro lordi. Questa la realtá
delle cose, sottaciuta dal quotidiano nel suo articolo. Subito dopo il quale è
cominciato un triste scaricabarile tra assessori, sino a una dichiarazione
della Provincia di Lodi di non assumere altre iniziative che vedano coinvolti
ex terroristi. Se questa decisione
si confermasse, si introdurrebbe cosí un gravissimo e incredibile precedente,
in base al quale l'ente pubblico si potrá arrogare il diritto di sindacare sui
dipendenti o collaboratori di qualsiasi azienda o, appunto, associazione e
cooperativa intrattenga rapporti economici con esso. Fatto che dubitiamo possa
considerarsi legale e che, a questo punto, potrebbe estendersi nei confronti di
chiunque delle centinaia di ex terroristi che, scontata la condanna, lavorano
in vari ambiti, compreso il Terzo settore che, ovviamente, intrattiene rapporti
anche economici con enti pubblici, fornendo servizi e occupandosi di welfare. Alla
faccia delle leggi e della Costituzione. Dunque, grazie alla
«bufera» sollevata ad arte, Ronconi ha perso, o comunque rischia concretamente
di perdere, la possibilitá di lavorare alla seconda tranche del progetto
lodigiano, ma è facile prevedere che tale accanimento nei suoi confronti produrrá
effetti ancora piú drastici, allargati e duraturi. Infatti, chi si azzarderá in
futuro a proporle un qualsiasi lavoro con la certezza del pubblico linciaggio? Sull'insanabile
dolore e sulle ragioni dei parenti delle vittime non si discute, ma qui pare
essere in atto una vera e propria persecuzione. Proprio su questa vicenda, un
autorevole giornalista che in questi anni ha scritto diversi libri con i
familiari delle vittime, per dare loro visibilitá , voce e sostegno, nel suo
blog ha censurato gli attacchi a Susanna Ronconi, parlando esplicitamente di
«caccia all'uomo». In questo caso, peraltro, si tratta di «caccia alla donna»,
elemento che forse c'entra qualcosa con il particolare e ricorrente accanimento
proprio nei suoi confronti. Negli anni scorsi,
numerosi opinionisti ed esponenti di partiti avevano sostenuto che gli ex
terroristi andavano dissuasi dal parlare, scrivere, presenziare, occuparsi di
politica, essere impiegati in enti pubblici o istituzioni. Ora, con la vicenda
di Lodi, pare essere stata introdotta una proibizione extra legem ancora
piú drastica: gli ex terroristi non devono, tout court, piú poter lavorare. Noi pensiamo che ció
non sia né giusto né accettabile in uno stato democratico e di diritto. A distanza di oltre
30 anni non si riesce ancora a voltare la dolorosa pagina dei conflitti armati
degli anni Settanta e ogni tentativo di storicizzazione e riconciliazione è
rimasto arenato e bloccato dai contrasti, dalle miopie e anche dalle
strumentalizzazioni politiche. Per ricomporre
quelle fratture e, per quanto possibile, sanare quelle sofferenze è
probabilmente troppo presto. Oppure troppo tardi. Ma non possiamo rassegnarci
alla vendetta senza fine e all'imbarbarimento di regole e sentimenti pubblici. Chiediamo a tutti di aderire a questo testo, in solidarietá con Susanna Ronconi e con quanti altri venissero a trovarsi in analoga situazione.
Primi firmatari:
don Luigi Ciotti (Presidente Gruppo Abele e Libera), Paolo Beni (Presidente ARCI), Lucio Babolin (Presidente CNCA-Coordinamento nazionale comunitá di accoglienza), Patrizio Gonnella (Presidente Antigone), padre Camillo De Piaz, Franco Corleone (segretario Forum Droghe), Grazia Zuffa (direttrice "Fuoriluogo"), Alessandro Margara (presidente Fondazione Michelucci, giá magistrato di sorveglianza e Capo dell'Amministrazione penitenziaria),Emilio Santoro, universitá di Firenze e direttore Centro di documentazione L'altro diritto.
le adesioni
possono essere comunicate a: gruppoabele.milano@fastwebnet.it
o a appelli@fuoriluogo.it,
specificando le eventuali qualifiche o appartenenze
I libri sono acquistabili in libreria o presso i rispettivi editori
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