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News per Miccia corta11 - 01 - 2007 ``Ustica: nessun colpevole, generali assolti``![]() ( Inammissibile l'ultimo ricorso. Dopo 27 anni chiusa la
vicenda giudiziaria. Ma il governo: garantito indennizzo GIOVANNI MARIA BELLU ROMA - L'unica certezza è che il 27 giugno del 1980 un aereo
civile, con ottantuno persone a bordo, precipitó nel Mediterraneo mentre, nel
cielo circostante, s'aggiravano altri velivoli non identificati. Per il resto,
la strage di Ustica ha seguito la sorte di tanti altri misteri italiani. Non
solo non sono stati individuati i responsabili del fatto, ma nemmeno quelli del
depistaggio. La pietra tombale è stata apposta ieri, alle 17 e 30, dalla prima
sezione penale della Corte di Cassazione. Secondo il capo di stato maggiore
dell'Aeronautica, Vincenzo Camporini,
«le ombre ingiustamente gettate sulla Forza armata si sono dissolte». Secondo i
familiari delle vittime s'è consumata l'ennesima vergogna: «Siamo indignati»,
ha detto Alfredo Galasso, uno dei
legali. Era l'ultimo brandello di un'inchiesta monumentale che,
cominciata come tentativo di ricostruire un atto di guerra, è finita in un
groviglio di tecnicismi giuridici. Gli imputati, che con la decisione di ieri
escono definitivamente dalla vicenda, erano due generali dell'Aeronautica da
tempo in pensione: Lamberto Bartolucci,
ex capo di stato maggiore, e Franco
Ferri, suo vice. Erano accusati di un reato - alto tradimento e attentato
contro gli organi costituzionali - che da un anno, cioè da quando il governo
Berlusconi lo abolÃ, non esiste piú. O meglio, esiste solo quando è compiuto
"con violenza". E siccome le bugie non sono considerate violente, non
riguardava piú il caso Ustica. D'altra parte, nel processo, l'alternativa non era tra
condanna e assoluzione, ma tra due tipi diversi di assoluzione. Quella del
giudizio di primo grado, determinata dalla prescrizione del reato, lasciava
aperta la possibilitá di un'azione civile, mentre quella - confermata ieri -
del processo d'appello, la escludeva. La formula infatti era stata, ed è
rimasta, "perché il fatto non sussiste". La sentenza d'appello fu pronunciata il 15 dicembre del 2005
dopo un processo che lasció l'amaro in bocca alle parti civili. «áˆ stato allora
- dice l'avvocato Alessandro Gamberini
- che la vicenda si è di fatto chiusa». «In quel processo - ricorda Daria
Bonfietti, presidente dell'associazione dei familiari - tutto finà in poche
udienze, col presidente che raccomandava di tenere fuori le cause della
tragedia salvo poi parlarne nella motivazione». A giugno il governo decise di intervenire: all'Avvocatura
dello Stato fu affidato l'incarico di fare ricorso. Secondo Daria Bonfietti, adesso tocca
nuovamente alla politica fare qualcosa. «A meno che il nostro paese non voglia
rassegnarsi al fatto che un aereo civile puó essere abbattuto in uno scenario
di guerra». D'altra parte, la politica ha giá mezzo una pezza - equiparando i
familiari delle vittime di Ustica a quelli delle vittime del terrorismo -
all'assenza di indennizzi (una nota di Palazzo Chigi ricorda come il
provvedimento sia previsto nella Finanziaria). Anche se la cifra erogata (poco
meno di 100mila euro) è certamente inferiore a quella che in un giudizio civile
avrebbero potuto pretendere persone che hanno avuto la famiglia distrutta. Ma
l'Italia è un paese complesso, cosà lo scorso anno, a Palermo, due familiari
hanno ottenuto dal tribunale un risarcimento dal ministero delle
Infrastrutture. Naturalmente, se dovessero emergere fatti nuovi, l'inchiesta sui responsabili verrebbe riaperta. Il pubblico ministero Erminio Amelio ha detto che la ricerca della veritá non si ferma. Ed è su questo punto che i familiari invocano un nuovo intervento di Prodi: «Sappiamo dal 1998 che attorno al Dc9 c'erano degli altri aerei. Dobbiamo avere la forza e la dignitá di chiedere a Usa, Francia eLibia, di dare finalmente delle risposte».
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