(il manifesto)
Oscar Guisoni
MADRID
La causa contro il giudice Baltazar Garzón (nella foto), aperta l'anno scorso dopo che gruppi dell'ultradestra presentarono una denuncia accusandolo di «prevaricazione» per aver cercato di portare a giudizio i crimini del franchismo durante la guerra civile e la dittatura, è entrata nella fase decisiva.
Dopo che giovedà 4 febbraio il giudice istruttore del caso, Luciano Varela, membro del Tribunale supremo, ha emesso un'ordinanza dai contenuti esplicitamente condannatori contro il magistrato dell'Audiencia Nacional - la branca giudiziaria spagnola che si occupa di terrorismo -, ora saranno i componenti di questo Tribunale a dover decidere se appoggiano l'ordinanza, aprendo cosà le porte al processo e alla conseguente sospensione in via preventiva di Garzón per tutta la sua durata.
La composizione del Tribunale supremo, in gran maggioranza di stampo conservatore, fa supporre che i giorni di Garzón nell'Audiencia Nacional siano contati. Partiti politici, organismi civili, magistrati e intellettuali spagnoli e stranieri, Amnesty International hanno giá espresso il loro sdegno. Anche il Procuratore generale Cá¡ndido Conde Pumpido si è detto contrario.
L'ordinanza del giudice Varela, paradossalmente uno dei fondatori della corrente di sinistra della magistratura (JpD, Jueces para la Democracia) che l'ha sconfessato, appare prima di tutto una difesa a spada tratta della Ley de AmnistáÂa adottata nel '77 dopo la morte del caudillo Francisco Franco nel novembre 1975. La legge, di cui secondo Varela Garzón mostra una «ignoranza imperdonabile», era l'architrave della fin troppo famosa «Transizione spagnola» e calava una coltre di impunitá sui crimini commessi nella quasi 40 di dittatura franchista sancendo l'impossibilitá di investigare le atrocitá commesse dal bando nazionale durante la guerra civile del '36-'39 e nei successivi 36 anni.
Secondo l'ordinanza di Varela, Garzón nell'ottobre 2008 si è dichiarato competente a investigare i crimini del franchismo come se questa legge non fosse ancora in vigore e dando un'interpretazione erronea della Ley de la Memoria Histórica approvata dalle Cortes il 31 ottobre 2007, durante il primo governo del socialista José Luis RodráÂguez Zapatero. Legge che prevede sà riparazioni per gli anti-franchisti e spiana la strada all'apertura delle fosse dove furono sepolte le vittime delle rappresaglie e della vendetta di Franco, ma - sostiene Varela - pone limiti molto precisi per impedire proprio che la giustizia faccia ció che ha fatto Garzón: investigare sulle responsabilitá del franchismo in quanto tale.
Baltasar Garzón è alla testa della Audiencia Nacional da 22 anni, piú che sufficienti per farsi molti e poderosi nemici. In questo tempo si è trovato a dover affrontare piú di un intralcio giudiziario al suo lavoro, ma tutte le accuse contro di lui sono cadute. Fino a quando si è azzardato a toccare il tabú piú intoccabile della democrazia spagnola: i crimini del franchismo.
Alle ostilitá provocate dall'apertura del capitolo Franco e del suo entourage - ancora presente e attivo - nel mondo conservatore spagnolo, si sono aggiunte ora, nell'ultimo anno, le ostilitá per avere istruito una parte del cosiddetto «Caso Gürtel», il piú grande scandalo di corruzione in cui è rimasto impigliato il Partido Popular.
I magistrati della sezione penale del Tribunale supremo chiamati a decidere sull'ordinanza di Varela hanno una connotazione marcatamente conservatrice e, come ricorda la Asociación para la Recuperación de la Memoria HistoráÂca, «piú della metá di loro giuró a suo tempo i Principi del Movimiento» (l'organizzazione fascista che appoggiava la dittatura) «e fedeltá a Franco». Uno dei giudici che siede nella sezione penale a cui spetterá di pronunciarsi sull'ordinanza di Varela, è Adolfo Prego, un uomo che non ha provato alcuna remora a firmare un manifesto contro la Legge della memoria storica e appartiene alla «Fondazione per la difesa della nazione spagnola», un nome che giá dice tutto.
Questa tuttavia non è la sola causa che deve fronteggiare Garzón. Ce n'è un'altra che è stata ammessa e che riguarda gli onorari ricevuti dalla New York University per avervi tenuto dei seminari patrocinati dalla banca Santander. Piú tardi Garzón aprà un fascicolo che riguardava Emilio BotáÂn, il potentissimo presidente della banca, che peró finà archiviato. Nella vicenda sui compensi ricevuti, secondo l'accusa Garzón ha agito «dolosamente». Anche se appare molto improbabile che proceda, vista l'aria da caccia alle streghe contro il giudice spagnolo che è diventato una stella internazionale - e come tale ha suscitato molte invidie -, puó succedere di tutto.
Nei prossimi giorni la sezione penale del Tribunale supremo dovrá annunciare se dichiara ammissibile il ricorso presentato da Garzón contro l'ordinanza di Varela, cosa che appare probabile. Ma ancor piú probabile appare che dichiari ammissibile l'ordinanza accusatoria. Con questo Varela avrá conseguito il primo punto per aprire la strada al processo contro Garzón. Dopo di che sará il Consejo General del Poder Judicial, il corrispettivo del Consiglio superiore della magistratura in Italia, a dover decidere se il giudice sará sospeso in via provvisoria per la durata del processo. Ció che si dá per scontato.
Stando cosà le cose, al momento è molto probabile che la Spagna consenta di «far fuori» il magistrato che piú di ogni altro ha contribuito al prestigio della giustizia spagnola con le sue cause contro dittatori e responsabili di crimini contro i diritti umani nel mondo.
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CHI áˆ
E' nato nel '55 a Villa de Torres, Andalusia. Laureato in Diritto all'universitá di Siviglia, da 22 anni è alla Audiencia nacional. Da sempre è al centro di casi scottanti che gli hanno procurato amori-odi viscerali.
CONTRO FELIPE
Nel '93 accettó l'invito del premier socialista Felipe Gonzá¡lez e fu eletto deputato per il Psoe con l'obiettivo di ripulire l'immagine di Felipe e del partito deteriorata dalle accuse di corruzione. Ma si accorse che era tempo perso e tornó a fare il giudice (o, dicono i maligni, lasció perché non fu nominato ministro della giustizia). Da allora divenne spietato inquisitore delle malefatte dell'ultimo governo Gonzá¡lez (corruzione, la guerra sporca dei Gal contro l'Eta basca).
ANTI-BASCO
Non dá tregua anche alla sinistra «abertzale» (radicale) basca, che considera il braccio politico dell'Eta.
IL CASO PINOCHET
Ma divenne mondialmente famoso nel 1988 quando fece arrestare a Londra l'ex dittatore cileno Pinochet. Fece arrestare e condannare anche altri killer della dittatura argentina, come il marinaio Adolfo Scilingo.
BERLUSCONI
Voleva portare sotto processo anche l'ex-segretario di stato Usa Kissinger (Plan Condor) ma non ci è riuscito. Idem con Berlusconi (evasione fiscale, falso in bilancio relativi alla spagnola Tele5). Ha spiccato ordine di cattura contro Bin Laden e lavorava per portare alla sbarra i responsabili Usa di Guantanamo.
TABá™ FRANCHISTA
Nel 2008 ha rotto il tabú dell'impunitá del franchismo.