![]() |
News per Miccia corta13 - 11 - 2009 ``Prima linea``, film delle polemiche. Segio`` ``Non racconta tutto sugli anni di piombo``
ROMA. Sergio Segio, ex leader di Prima Linea ha preso le distanze dal
film di Renato De Maria, presentato ieri alla stampa e tratto dal suo libro
"Miccia corta", oltre che per motivi politici, per la scelta della
produzione di richiedere il finanziamento pubblico. Oggi Segio non ha voluto commentare il film ma le motivazioni del suo
dissenso - dice - sono ampiamente spiegate nella prefazione alla riedizione del
libro "Miccia corta" di prossima uscita. Per Segio, dunque, il film è
un'opera meritoria: che "omette peró un concetto basilare, per raccontare
e comprendere davvero gli anni di piombo: noi armati abbiamo avuto torto,
tragicamente torto, terribilmente torto, inescusabilmente torto". "Ma
- aggiunge - Loro non avevano ragione. E per loro intendo gli apparati statali
compromessi con lo stragismo". "Per loro - dice ancora Segio - intendo il sistema capitalistico di
intenso sfruttamento e delle stragi sul lavoro (quanti ricordano che gli operai
chiamavano la Fiat, evidentemente con qualche ragione, la Feroce?). Per loro intendo i rappresentanti politici di governo, gli uomini di partito
che hanno alimentato la strategia della tensione, che hanno tramato per
costruire svolte autoritarie e golpiste in Italia, dalla Rosa dei Venti alla
P2". "E anche chi non era in quella cabina di regia - dice ancora - ne è
stato in molti tratti complice omertoso, per realismo politico e fedeltá al
sistema se non per convinzione. Uomini e apparati che hanno gestito i risvolti sporchi della Guerra fredda e
il volto opaco della democrazia italiana". "Al film "˜La prima linea'
- dice Segio, da anni impegnato nel sociale dopo aver scontato oltre venti anni
di carcere - va senz'altro riconosciuta un'iniziale intenzione coraggiosa: per
la prima volta, e per giunta in tempi incattiviti e revisionisti come gli
attuali, una pellicola prende le mosse da un punto di vista interno alla lotta
armata. Come a dire: la storia si puó raccontare anche a partire dai vinti e
dalla parte del torto". "Ma il film - aggiunge l'ex terrorista - risulta alla fine decisamente
meno ardito, perché omette le origini, le radici, le culture, i movimenti,
insomma i capitoli precedenti la lotta armata, senza i quali la storia diventa
incomprensibile". Per Segio, dunque, il film, "assai liberamente
ispirato al mio libro, ne tradisce una caratteristica fondamentale: quella che
riassume l'albero genealogico, i riferimenti ideologici, culturali, le famiglie
di provenienza, le motivazioni, le aspirazioni, per quanto infine pervertite
dalle pratiche. Con il rischio che si tratteggi un Romanzo criminale, anziché fornire
necessari elementi di lettura, comprensione e contestualizzazione su quello che
è stato, comunque, un fenomeno dalla radice politica e sociale". "Quando, nel 2006, il regista Renato De Maria mi contattó per propormi di
costruire un film a partire da "˜Miccia corta' - racconta - il sentimento
prevalente fu quello della preoccupazione: mi rendevo conto benissimo di quanti
attacchi personali e polemiche astiose ció avrebbe provocato. D'altro canto, il
ritmo cinematografico è quello che ritenevo e ritengo maggiormente adatto a
raccontare la vicenda che sta al centro del libro e, piú in generale, la storia
degli anni Settanta, bruciati veloci. Come una miccia corta, appunto".
"Ció che non avevo del tutto previsto, nella mia ritrovata e un po'
ingenua fiducia nella democrazia - prosegue Segio - era che il film avrebbe
dato luogo, oltre che a un mio linciaggio quotidiano a mezzo stampa, a una vera
e propria operazione censoria, con ricorrenti tentativi di impedirne la realizzazione".
"La minacciosa procedura disposta dal ministro dei Beni culturali, che
ha accompagnato lo sviluppo del progetto filmico, non ha in effetti precedenti
in nessun paese, quanto meno in quelli a regime democratico". "Si
sono insomma imposte condizioni e paletti affinché il film venisse scritto e
girato a comando, con la libertá artistica legata al guinzaglio e minacciata di
rappresaglia economica, con un meccanismo degno dei tempi di McCarthy".
"Giudicheranno gli spettatori del film se e quanto gli effetti di queste
continue pressioni e degli infiniti vincoli sono rintracciabili nel prodotto
finale". "Ormai - conclude l'ex leader di Prima Linea - si vuole sia
questa la Storia, l'unica storia da raccontare di quegli anni: quella che
sostiene una ferocia e un'esclusiva responsabilitá delle organizzazioni armate
di sinistra. Cosí che tutti continuino a guardare il dito, dimenticandosi della
luna, vale a dire degli armadi della vergogna e della insanguinata realpolitik
delle istituzioni e dei governi della Prima Repubblica".
I libri sono acquistabili in libreria o presso i rispettivi editori
|