/* In questo file sono contenuti le variabili comuni per recuperare i file caricati sul server. Il contenuto di queste variabili può cambiare quando il sito è ospitato su server diversi. */ $path_img_http = $HTTP_SERVER_VARS['HTTP_HOST'] . "/"; //percorso link http per il richiamo tramite url nelle pagine //SEZIONE DOCUMENTI $path_doc = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/doc_up/"; //percorso fisico per i file dei documenti $path_img_doc = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/doc_up/img_up/"; //percorso fisico per le immagini dei documenti $path_img_doc_temp = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/doc_up/img_up/converted/"; //percorso fisico per le immagini-converted dei documenti $maxWidth_doc = 200; $maxHeight_doc = 133; //SEZIONE NEWS $path_news = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/news_up/"; //percorso fisico per i file delle news $path_img_news = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/news_up/img_up/"; //percorso fisico per le immagini delle news $path_img_news_temp = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/news_up/img_up/converted/"; //percorso fisico per le immagini-converted delle news $maxWidth_news = 200; $maxHeight_news = 133; //SEZIONE ALTRE-STORIE $path_racconti = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/racconti_up/"; //percorso fisico per i file delle news /* $path_img = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/micciacorta/img_up/"; //percorso fisico /var/www $path_img_temp = $HTTP_SERVER_VARS['DOCUMENT_ROOT'] . "/micciacorta/img_up/converted/"; //percorso fisico /var/www $maxWidth = 100; $maxHeight = 100; */ ?>
![]() |
News per Miccia corta11 - 01 - 2009 Andreotti apre l'archivio segreto. Carte e misteri(la Repubblica, domenica,
11 gennaio 2009)
Le prime foto dei
faldoni di Andreotti. Guarda le foto (da corriere.it)
Da Garibaldi al Caf, un secolo di storia Da sempre il senatore conserva tutto di tutti: presto sará pubblico
FILIPPO CECCARELLI
«Eh, dovrei guardare nel mio archivio...» mormorava spesso Giulio Andreotti, ospite fisso (e di
solito assai deludente) nelle commissioni parlamentari d'inchiesta degli anni
Ottanta: Sindona, P2, Moro, terrorismo e altre amenitá del potere, «eh – ripeteva a
labbra strette – dovrei controllare fra le mie carte...». Cosà un giorno – pare di ricordare nel corso di un drammatico confronto con l'avvocato di Sindona – il presidente, il vecchio De Martino, si prese un attimo di libertá e chiese ad Andreotti del suo famoso, minaccioso, onnicomprensivo, favoleggiato, insomma del suo mitologico archivio, oggi finalmente visibile in foto. E allora il Divo, che in realtá non aspettava altro, con
trattenuta e sapiente gigioneria lasció chiaramente intendere ai commissari
della Sindona che sÃ, certo, figurarsi, c'era talmente tutto là dentro, che
l'Archivio di Stato, nientemeno, tramite il suo direttore generale, glielo
aveva giá chiesto diversi anni fa; non solo, ma questa anticipata prenotazione,
per scaramanzia, l'aveva assai seccato: «Perció gli ho detto che questi
desideri, per ora, è bene che se li tengano per loro». E a questo punto parve
ad alcuni di cogliere nel suo sguardo il piú inconfondibile bagliore di vanitá . Ovvio che la pièce contribuà ad alimentare nell'ambiente e un
po' anche fuori il mito dell'archivio andreottiano. Invisibile entitá che si
collocava tra il divertente e l'intimidatorio, l'armadio dei misteri, la
santabarbara della Repubblica, il sancta sanctorum dell'arcana imperii. Vero è
che da quell'ineffabile giacimento zampillavano ogni tanto pezzi e pezzetti di
storia patria, in genere secondo criteri abbastanza oscuri e motivazioni appena
piú decifrabili: una volta un documento che attestava come quel mangiapreti di
Garibaldi avesse battezzato un figliolo; un'altra volta la foto di un assegno
che dimostrava come sull'affare Giuffrè si fosse inutilmente montata da un
ministro del Psdi una macchinazione contro Andreotti;
una volta venne fuori un ciclo di intercettazioni telefoniche di ministri e
gerarchi fascisti, su cui il fortunato possessore costruà un discreto romanzo,
Operazione via Appia (Rizzoli, 1998): un altro spezzone di spionaggio
telefonico era finito anni prima in un singolare volume, L'orecchio del regime
(Mursia, 1973), con ancora piú singolare prefazione di certo Giulio Romanotti. Un'altra volta,
infine, era bastata un'allusione, qualcosa tipo «stavo giusto riguardandomi
certi documenti sul caso Montesi...»,
per far correre un brivido su diverse schiene democristiane, in primis su
quella breve, ma possente dell'eterno rivale, Amintore Fanfani, che sull'affare
della povera Wilma, annegata a Torvaianica, aveva costruito la successione a De
Gasperi. Insomma Andreotti non solo conservava tutto di tutti, ma come
ogni acuto e malizioso documentalista conosceva e nel caso applicava anche la
suprema veritá cartacea: che con il passare del tempo il materiale d'archivio
cambia etá e natura, libera simboli e irradia costellazioni di senso, acquista
energia e luminositá , non di rado offrendo all'immaginario la piú spiccata e
minatoria malevolenza. Non per caso, ignaro di coltivare in tal modo la sua
stessa leggenda nera, raccontava il suo sogno, archetipo d'insana curiositá :
entrare in possesso delle carte segrete di un cardinale, «peró morto da poco -
specificava con la sua arietta indifferente - e soprattutto all'improvviso». Nell'inverno del 1991, fase terminale del Caf (consolato a
tre con Craxi e Forlani), Piero Chiambretti, che faceva Il Postino per Rai3,
riuscà a penetrare la cripta dei documenti andreottiani appena traslocati dal
pianoterra del palazzo Macchi di Cellere, davanti Montecitorio, in certi locali
in prestito del costruttore Bocchi, a via Borgognona. Nel blitz la mini troupe
riuscà pure a filmare i due anziani archivisti, assai andreottianamente
reclutati nella categoria dei pensionati (quando uno dei due morà ci furono
seri problemi di rinvenimento carte). In vista della messa in onda, successe il
finimondo: da Palazzo Chigi, dove per la settima volta risiedeva il Divo,
tempestarono l'ufficio legale di viale Mazzini; e Chiambretti fu anche
convocato in caserma, dove un colonnello dei carabinieri gli notificó
paternamente che «il presidente sarebbe stato molto contento di avere la cassetta
del girato come regalo di Natale». Fatto sta che da allora nessun profano potè
vedere l'inesplorato e inviolabile monstrum che il suo creatore continua ad
alimentare. Eccolo dunque adesso, a tre giorni dal novantesimo genetliaco
andreottiano, in un servizio fotografico dell'Ansa, dopo il terzo trasferimento
dei 3.500 faldoni all'Istituto Sturzo, nel caveau del cinquecentesco palazzo
Baldassini alle Coppelle. Massimo Franco, autore della fortunata e recentemente
ampliata biografia Andreotti (Mondadori) ricorda che il vignettista Giannelli
identifica l'archivio con la bisaccia e Beppe Grillo con la scatola nera. Il
giornalista dell'Ansa Paolo Cucchiarelli,
grande esperto di trame della recente storia, ha valutato l'estensione dei
documenti 600 metri lineari. Marco
Damilano, dell'Espresso, che per primo nel 2007 ha potuto fare un breve
giro turistico in quel deposito, ha scoperto che vi si trova l'impensabile,
compresa una tavoletta di cioccolato, per giunta smozzicata, proveniente da un
hotel della Costa Azzurra. Le poche, preziose immagini in visione restituiscono il bric-á -brac della gloriosa, ma grigiastra estetica documentaria: logore cartelline, ritagli ingialliti, schede bisunte, nastrini penzolanti, foto scolorite, fogli d'incerta geometria retrospettiva, e poi ancora scarabocchi, graffi, cancellature, abbreviazioni, volonterosi tentativi classificatori, eroici sforzi di riclassificazione. E tuttavia, una volta esposto alla luce, tanto piú nell'epoca della sua riproducibilitá digitale, il Moloch andreottiano perde l'antico vigore del mistero e un po' forse anche lo splendore della menzogna proiettata fuori e dentro il tempo. Troppo gravido di promesse: «Quando potremo dire tutta la veritá , non la ricorderemo piú» (Longanesi).
I libri sono acquistabili in libreria o presso i rispettivi editori
|